CITTA’ DEL CAPO. Una città che è un misto di cultura ed etnie diverse, tutte rispettate e tutte tenute in considerazione. La natura è prevalente su tutto il resto, così come anche gli animali, considerati quasi alla pari degli uomini: le foche che giocano sui moli del porto e noi uomini, noi turisti, noi spettatori che interagiamo con loro. La natura è così maestosa, così potente con quelle sue montagne verdi che si affacciano sull’oceano di un blu indescrivibile, che alla fine di ogni giorno si dipinge di viola. Sì, lì ho visto il migliore tramonto della mia vita. E’ un posto magico a partire dal popolo che lo abita e le cui tradizioni sono legate alla musica e alla danza, al rispetto verso i propri avi e il loro passato, tanto da stampare il volto di Nelson Mandela sulle banconote. Il 2 gennaio siamo partiti da Città del Capo in seguito a diversi giorni dedicati alla preparazione della barca con un’ atmosfera alquanto tesa all’interno dell’equipaggio. Ho lasciato il Sud Africa guardando con tristezza i contorni della costa che si allontanava, ma con la consapevolezza che ci sare tornata prima o poi.

I primi giorni di regata sono stati ventosi e siamo riusciti ad usufruire a pieno della situazione tanto da essere i primi della flotta. Sin dall’inizio abbiamo deciso di stare nel mezzo e non andare estremamente verso nord o sud in modo da poter controllare la flotta e non prendere troppi rischi. Dal quinto giorno il prendere una decisione era diventato inevitabile: iniziavano zone di bonaccia continue ma nonstante ciò abbiamo cercato di rimanere nel mezzo, mentre la gran parte della flotta si dirigeva verso nord. Abbiamo giocato in oceano schivando le bonacce e non sempre ci è andata bene: più giorni siamo stati nel poco vento mentre il resto dei concorrenti ci stavano recuperando sempre più velocemente grazie al fronte che si avvicinava da nord ovest. La difficoltà che subentra con il poco vento è, non solo tecnica, ma soprattutto mentale: è difficile riuscire a mantenere un’atmosfera positiva all’interno dell’equipaggio. Dopo molti giorni senza vento, finalmente è arrivato! Siamo andati al massimo cercando di recuperare le miglia perdute. Uno degli ultimi giorni il vento si è alzato notevolmente e nella pioggia e stanchezza siamo stati colpiti da 50 nodi, la prima volta che vedo 50 nodi in oceano! E’ stata davvero un’esperienza incredibile. Dopo 23 giorni di traversata abbiamo raggiunto Rio de Janeiro tagliando la linea di arrivo in quarta posizione, stanchi ma davvero molto felici.

RIO DE JANEIRO. SIamo stati accolti dai delfini e da piattaforme che sembravano città galleggianti vicino alla costa brasiliana. Dopo 23 giorni la voglia di arrivare cresceva sempre di più e vedere le scogliere altissime della costa dopo giorni interi di solo acqua e cielo è stato emozionante. Man mano che ci avvicinavamo alla terra l’aria si scaldava e portava con sè qull’odore di cibo caratteristico di ogni città. Vedere le montagne brasiliane con la loro forma a ” pane di zucchero ” e la musica delle spiagge che ci riempivano le orecchie mi ha dato soddisfazione. Quella soddisfazione che ottieni solo dopo aver realizzato di essere dall’altra parte dell’oceano, in un altro continente. Avevo quasi paura di riaccendere il telefono dopo 23 giorni perchè sapevo che sarei stata assalita di nuovo dall’ansia, dalle aspettative inutili e dalle finte responsabilità che questi strumenti ci fanno credere di avere. E’ stata un’esperienza indimenticabile che mi ha fatto andare più in profondità dentro me stessa e dentro la natura.